Iniziamo col dare la definizione di timidezza. “timere” deriva dal latino e significa “avere paura di”, “timb”, invece deriva dal greco e significa “onore, fama, reputazione”. Quindi abbiamo la paura e la reputazione. Secondo esperti in psicologia ci sono due tipi di persone: gli estroversi e gli introversi.
Gli estroversi vanno verso una dimensione più esterna, si concentrano più sull’oggetto che sul soggetto, sull’azione piuttosto che la riflessione. Gli introversi vivono di più la dimensione interiore, il soggetto piuttosto dell’oggetto, sono molto riflessivi e prima di agire…..hai voglia a pensare!
Vi è una notevole differenza tra introversi e timidi vediamo di seguito quali sono i punti che li differenziano: gli introversi pensano “mi va bene cosi, basto a me stesso”, i timidi invece vivono la paura come un modo d’essere e pensano spesso che vorrebbero ma non possono e non bastano mai a loro stessi.
Analizziamo la timidezza: il timido è timido solo nella dimensione sociale cioè quando ci sono altre persone e quando teme il giudizio, se sono soli non sono timidi. La persona timida, temendo il giudizio degli altri, non si espone e la timidezza aumenta in proporzione al pensiero del giudizio di quelle persone che potrebbero danneggiarne l’immagine. I timidi hanno una dimensione interna esagerata, si osservano, si giudicano, hanno standard troppo alti e si sentono sempre sotto pressione. Hanno paura e vergogna.
Analizziamo l’autostima: la bassa autostima viene sentita come scarso o assente valore personale, pensano spesso che non valgono nulla, questa situazione persiste anche quando si è soli, magari in casa e può coinvolgere diversi aspetti della vita.
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